Six feet apart, ossia “alla distanza di 6 piedi” (circa 1,83 m), questa la misura di riferimento che regolerà per qualche tempo, o forse permanentemente, la nostra vita privata e le nostre interazioni sociali in pubblico.
Questa nuova norma, che diventerà ancora più operativa alla riapertura delle attività commerciali e dei luoghi di intrattenimento, ci impone di ripensare totalmente alla configurazione degli spazi pubblici, ma non solo, farà sorgere esigenze simili anche nel privato.
Molto probabilmente dovremmo dire addio agli open space. Infatti, se è doveroso stare “six feet apart”, è necessario anche organizzare un luogo di igienizzazione nel quale svolgere la routine di pulizia e sanificazione prima dell’ingresso vero e proprio nell’ambiente principale.
Ne consegue che il buon vecchio ingresso tornerà di moda e, strano a dirsi, con modalità simili al passato: sia nel pubblico che nel privato servirà per depositare vestiti e oggetti che dovranno essere igienizzati, qui ci si dovrà inoltre lavare le mani ed indossare ciò che è necessario per proteggersi da eventuali contagi.
Consideriamo poi alcuni dati. Il virus resiste:
72 ore sulla plastica
48 ore sull’acciaio inossidabile
24 ore su carta, cartone e abbigliamento
4 ore sul rame
Alla luce di questo, è facile capire come anche la sola scelta delle superfici con cui entreremo in contatto sarà cruciale, a partire dai pavimenti. Ma non solo pavimenti, cambierà drasticamente l’intero ambiente che ci circonda: dalle superfici, all’arredamento, alla suddivisione degli spazi. Molto importante sarà inoltre installare impianti di areazione forzata per la purificazione dell’aria.
Altri cambiamenti fondamentali saranno applicati poi nell’organizzazione dell’arredo nei locali: i tavoli dei ristoranti, l’accesso ai banchi di vendita, gli spogliatoi, le postazioni di parrucchieri ed estetiste, le scuole, ecc.
Ma non saranno solo le rigorose misure igieniche adottate a cambiare il mondo che conosciamo oggi. Il cambiamento di mentalità, così come già anticipato da personaggi come Giorgio Armani, sarà di portata più ampia. Basta infatti con la pratica del “mordi e fuggi”, del “prima lo uso e poi lo butto” e del “nulla si aggiusta”! Le “cose” infatti diventeranno beni che vanno conservati e assumono un valore tramandabile.
L’arte del conservare, ci si augura, spianerà la strada a un mondo migliore, un mondo migliore sarà quello in cui le persone cercheranno di costruirsi un futuro migliore: meglio una piccola casa con un piccolissimo giardino, piuttosto di restare bloccati in un appartamento! Chissà se, con queste premesse, l’urbanizzazione invertirà la sua tendenza!
Questa foto rappresenta un gruppo di operai in pausa pranzo che lavorano nella fabbrica della Honda a Wuhan, in Cina. Una griglia, disegnata a terra, evidenzia le distanze di sicurezza imposte. Molto triste no?
In questo caso, un’intervento mirato di interior design, avrebbe sicuramente avuto la capacità di ricreare un ambiente più gradevole e ricco di spirito positivo, soprattutto dopo la sensazione di “deserto” e solitudine vissuti a causa del corona virus.
Questo è il primo post di una serie dedicata proprio ai cambiamenti che l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha imposto anche nel modo in cui concepiamo gli spazi pubblici e privati. Continua a seguirci per scoprire di più.
Al prossimo post!